Improvviso stop del Mimit. Si lavora per cambiare il Decreto in Parlamento.
La Giunta Faib riunita d’urgenza il 19 gennaio us ha preso atto dell’incontro molto deludente svolto al Mimit, alla presenza del Ministro Urso e dei dirigenti ministeriali incaricati di scrivere il decreto ministeriale attuativo del Decreto Legge 5/23.
Dopo un lungo ed articolato confronto con la rappresentanza dei gestori che hanno indetto lo sciopero del 25 e 26 gennaio pv, il vertice Ministeriale, pur comprendendo le motivazioni e le ragioni dei gestori, ha riconfermato l’obbligatorietà dell’esposizione del cartellone, in aggiunta alla previsione di esposizione di un QR-Code, e la rimodulazione in riduzione delle sanzioni. Una soluzione che alla rappresentanza dei Gestori è parso immediatamente un passo indietro rispetto agli impegni presi, sempre in sede Mimit e alla presenza del Ministro, che avevano spinto Faib a mantenere congelata ogni decisione in merito allo sciopero.
Di fronte alla nuova proposta avanzata dal Ministro, Faib, unitamente alle altre due Federazioni, ha sciolto ogni riserva e dichiarato che si andava senza indugi alla protesta di chiusura degli impianti.
La Giunta Faib ha comunque valutato positivamente i risultati fin qui ottenuti, che hanno costretto il Governo, di fronte alla mobilitazione della categoria e della parte più avveduta dell’opinione pubblica, a sospendere di fatto l’attuazione del Decreto Legge 5/23. Sotto la pressione della protesta dei benzinai il Governo ha infatti comunicato la decisione di attendere la conversione in Legge del DL 5/23 per l’emanazione del DM di attuazione. Senza il DM tutte le previsioni del DL Trasparenza sono sospese in attesa della conversione. Si tratta di una comunicazione apprezzata da Faib e di rispetto nei confronti del Parlamento che si appresta ad affrontare un dibattito molto sentito sul tema. Ulteriore risultato è stato l’annuncio della riduzione significativa delle sanzioni e del superamento dell’obbligo della comunicazione dei prezzi in assenza di variazione degli stessi.
Questi i primi risultati della mobilitazione della categoria, che si avvia alla preparazione della chiusura degli impianti per protestare contro l’introduzione del cartello del prezzo medio, come ulteriore adempimento, introdotto a seguito delle polemiche seguite alla reintroduzione delle Accise. Questo adempimento aggiuntivo ai tanti altri continua a pesare come un macigno sulla categoria chiamata a pagare per tutti la presunta lotta alla speculazione. Come se la speculazione la facessero i gestori, vincolati irrevocabilmente e contrattualmente ad un prezzo imposto dai fornitori, e dunque senza alcuna possibilità di manovrarlo o ritoccarlo. Un accusa ingiusta che rischia anche di creare confusione e problemi sulle aree di servizio con i consumatori.
Si ricorda che le Associazioni dei gestori avevano già evidenziato al Ministro la loro diponibilità a garantire ancora più trasparenza sulla rete di distribuzione carburanti che già oggi è gravata da adempimenti fiscali ed amministrativi – circa una decina, dalla comunicazione prezzi alla trasmissione telematica dei corrispettivi, dalla bollatura degli erogatori all’esposizione dei prezzi sulle carreggiate sugli impianti fino all’esposizione dei differenziali, alla fattura elettronica – capaci di tracciare e garantire il prodotto a tutti i livelli, con l’esposizione di un QR-Code o un App o dispositivi elettronici a distanza, senza gravare le gestioni di ulteriori adempimenti e sanzioni. Dunque, nessuna contrarietà alla trasparenza, a patto che questa non si trasformi in nuovi appesantimenti gestionali a carico dei benzinai e conseguenti nuove sanzioni.
Il Governo, che con la soluzione proposta dalle Associazioni avrebbe potuto garantire i propri obiettivi di assicurare ulteriori elementi di conoscenza utili al consumatore, non ha inteso recepire le osservazioni delle Associazioni dei gestori atte a modificare le modalità di informazioni, rilanciando la croce addosso ai benzinai.
Faib ha condiviso con le Associazioni l’invito unitariamente rivolto alla Presidente Meloni di riassumere a Palazzo Chigi i termini della vertenza e ad aprire il tavolo di filiera per le questioni strutturali del settore.