Nell’ambito della mobilitazione nazionale indetta per oggi, lunedì 28 gennaio, da Rete Impresa Italia, le sezioni ferraresi di Ascom, Cna, Confartigianato e Confesercenti hanno espresso all’unanimità le loro richieste alla politica e al prossimo Governo. Lo hanno fatto partendo dallo slogan La politica non metta in liquidazione le imprese, che ha il sapore del monito e di un appello alla presa di coscienza che «le aziende non ce la fanno più». Ricambio generazionale, salvaguardia dell’occupazione, mercato del lavoro, accesso al credito, calo dei consumi: questi i temi sviscerati alla Camera di Commercio dai vertici delle associazioni. «Gli imprenditori chiedono di essere messi nelle condizioni di lavorare – ha chiarito Giulio Felloni, Presidente Ascom, presente in piazza Municipale con un gazebo – e non di essere vessate, come ora, da una tassazione iniqua. Se sono la locomotiva dell’economia, vanno ristabilite delle priorità. Noi non vogliamo essere assistiti, ma accompagnati. La prima cosa da fare è rilanciare i consumi, calati a Ferrara nell’ultimo anno del 4.7%. Noi abbiamo intenzioni di rimboccarci le maniche, ci aspettiamo che la politica faccia altrettanto». Per Cna è stato il Presidente Vittorio Mangolini a sintetizzare le richieste: «Ci opponiamo ad una ulteriore aumento dell’Iva. Sul fronte tassazione, per l’Irpef va rivisto il criterio utilizzato per la determinazione del reddito d’impresa. La tassazione deve essere resa indipendente dalla forma giuridica dell’impresa, che non può essere un fattore penalizzante. Per l’Imu, devono essere esclusi i beni strumentali delle aziende. Perla Tares, il calcolo deve essere effettuato sulla produzione effettiva dei rifiuti e non per superficie. Per l’Irap, l’imposizione deve essere ridotta parallelamente a una diminuzione del costo del lavoro». E del mercato del lavoro ha parlato il Segretario Generale della Confartigianato, Giuseppe Vancini. «Serve il prolungamento degli ammortizzatori sociali per almeno un anno. Per quanto riguarda la riforma Fornero, è stata calibrata sulle aziende grandi dimensioni, anche in termini di occupazione, che in Italia sono minoritarie. Sono stati ridotti quei criteri di flessibilità, come il contratto a tempo determinato, che per realtà piccole, come le nostre, costituivano una forza importante. L’apprendistato è stato trattato come patrimonio della grande impresa, quando dovrebbe tornare ad avere il valore della formazione professionale nella piccola». Da Paolo Benasciutti, Presidente Confesercenti, la riflessione sul credito. «Le aziende lo ottengono grazie al sostegno dei Confidi, che si sono rivelati fondamentali e vanno patrimonializzati. L’80% delle attività produttive, oggi, chiede finanziamenti non nella direzione dell’investimento, ma del consolidamento, per rimanere al passo e sul mercato in questo momento di forte crisi. Alla politica e alle amministrazioni domandiamo anche attenzione al turismo, che dà occupazione e crea indotto». La chiusura, unanime, è stata affidata ai direttori. «La nostra non è solo una protesta – ha chiarito Corradino Merli, per Cna – ma è una proposta di realizzazione, anche, di una spending review seria, non finta come l’attuale». Parole suffragate da Davide Urban, Ascom, che ha ribadito con forza come «senza impresa non c’è sviluppo, le aziende sanno rilanciare lavoro e occupazione». Alessandro Osti, Confesercenti, ha rimarcato la necessità di fare in fretta, «perché la situazione delle imprese, per dignità dei titolare, è anche peggiore di quanto noi stessi possiamo verificare. E lentamente stanno morendo».
La versione integrale del documento nazionale di Rete Imprese Italia sarà pubblicata nei prossimi giorni sui rispettivi siti delle associazioni.